Pensando alla figura mitologica dell’amazzone, la prima immagine che ci sopraggiunge è quella della donna guerriera che monta a cavallo in modo  tradizionale priva del seno sinistro, la cui mutilazione si pensa che avesse lo scopo di consentirle l’utilizzo dell’arco con maggiore efficacia.
Sulla base di tale immagine iconografica, è peraltro possibile ricondursi al significato etimologico della parola amazzone, che con molta probabilità deriva da un dialetto attico-ionico, ed è costituita dalla lettera ά (alfa privativa) e dal termine mazós, mammella, la cui interpretazione letterale è appunto “priva di mammella”.
Di fatto però questa interpretazione non è mai stata suffragata dall’iconografia storica, nella quale la donna guerriera viene sempre rappresentata con entrambi i seni. Le interpretazioni più recenti infatti, propendono più che si tratti di un errore di trascrizione, se non addirittura di una calunnia, volutamente diffusa per diffamare un popolo molto temuto.
E’ innegabile che per le donne del rinascimento, il potersi dedicare ad un’attività prettamente maschile come l’equitazione, rappresentò un primo passo verso l’emancipazione femminile…
Infatti, l'origine storica della nascita della monta all’amazzone, si ritiene con molta probabilità possa essere riconducibile al periodo rinascimentale presso la corte dei Gonzaga di Mantova, già noti estimatori ed allevatori di splendidi cavalli, conosciuti ed apprezzati presso tutte le corti d’Europa, di cui la nota “Sala dei cavalli” presso Palazzo Te ne è una inconfutabile testimonianza.
La sella da amazzone, nasce appunto con il fine di consentire alla dama di poter montare a cavallo indossando la gonna, un capo d'abbigliamento decisamente poco pratico a tale scopo e nel corso dei secoli ha subito una vera e propria evoluzione tecnica, legata anche al mutare delle condizioni sociali e dei costumi nel corso dei vari periodi storici.
Inizialmente infatti, la sella era costituita da  una derivazione del basto da soma dotata di un predellino laterale, dove la dama, sedendo in posizione completamente laterale e perpendicolare al dorso dell'animale, poteva poggiare i piedi.
Tale accessorio, era di dimensioni decisamente ingombranti e poco pratico, infatti veniva utilizzata esclusivamente per le parate e la cavalcatura doveva necessariamente essere condotta al passo da un palafreniere poiché per via della sua conformazione e dalla posizione che la donna assumeva in sella, non le consentiva di poter condurre la cavalcatura in maniera autonoma e sicura.
Questo fu solo l’inizio, perché nel corso degli anni vi fu una rapida evoluzione tecnica di questo accessorio, infatti si deve a Caterina De Medici la vera rivoluzione in tal senso, poichè fece realizzare la prima sella da amazzone vera e propria, dove l'amazzone assunse una postura che le consentì di  cavalcare in maniera completamente indipendente, e cimentarsi nelle discipine che sino ad allora erano un'esclusiva maschile. Perfezionata successivamente da F. A. De Garsault, capitano degli Haras di Francia, autore tra l'altro del noto libro "Le Nouveau Parfait Maréchal", che la dotò di un secondo corno esterno in modo da rendere più stabile la gamba, si giunse al 1830, anno in cui, grazie all’invenzione da parte del noto écuyer francese Jules Charles Pellier del cosiddetto "corno da salto", si arrivò a quella che potremmo definire l'antenata della sella d’amazzone moderna poiché tale invenzione permise di raggiungere un elevato livello di stabilità e di sicurezza in sella, permettendo all’amazzone di poter cavalcare in maniera autonoma e sicura, e cimentarsi in tutte le discipline equestri ma soprattutto nel salto ostacoli e nelle cacce alla volpe, un passatempo molto in voga negli ambienti della nobiltà e dell'alta borghesia della "Belle Epoque".
Attualmente, vi sono diverse tipologie di selle da amazzone, da quella più classica e conosciuta, di derivazione inglese, a quelle derivate dalle selle da lavoro come quella spagnola vaquera, o quelle western e “charra” mexicana.

(Testi © Copyright by Pierangelo Riva, immagini reperite nel web)